UN’ISOLA DA SOGNO, UNA TOMBA ROSSA, UN SANTO CHIAMATO VAMPIRO.
Quello che segue è un mio ricordo, la testimonianza di come una vacanza può trasformarsi a volte in maniera imprevedibile, facendoci incontrare situazioni interessanti e misteriose, al confine tra “demonio e santità”.
L’ISOLA DELLA RÉUNION
Novembre 2017, mi trovo all’ Île de la Réunion, un Dipartimento e Regione d’Oltremare della Francia. Si trova nell’ Oceano Indiano e fa parte dell’arcipelago delle Mascarene situata tra Mauritius e Madagascar.
Su quest’isola convivono diverse etnie: indiani, cinesi, malesi, europei… Inoltre molti sono discendenti degli schiavi africani qui forzati al lavoro dal 1642 al 1848.
Gli schiavi africani coltivarono la canna da zucchero, pianta importata come la maggioranza delle specie di flora e fauna del luogo, che la rendono comunque un vero splendore. In quest’isola uno dei pericoli maggiori per le persone è costituito dagli squali: infatti essi possono raggiungere tranquillamente le rive mancando quasi ovunque una barriera corallina; dato questo pericolo le bellissime spiagge rimangono forzatamente deserte.
Io sono un grande amante della natura e dei paesaggi; ma sono attratto anche dal folklore e dal mistero. Compio così una breve ricerca dopo aver scovato questo nome inquietante: “Sitarane il vampiro della Reunion”.
“Vampiro”… un appellativo irresistibile che mi aveva fatto venir voglia di indagare più a fondo.
LA TOMBA ROSSA
Mi reco così al cimitero di San Pierre de La Reunion e quando chiedo al custode dove poteva trovarsi la tomba di Sitarane, quasi mi avesse letto nel pensiero, questi me la indica all’istante (capii in seguito che doveva frequentemente rispondere a questa stessa domanda, erano tante le persone che glielo chiedevano!).
Mi incammino e dopo un po’ eccola, una tomba stranissima, dipinta di un rosso vivace con segni di cera di candela, bruciature e drappi sopra la croce, tre bicchierini sull’orlo che ho dedotto contenessero rhum (un prodotto tipico dell’isola) e infine tre sigarette. Seppi che sulla tomba era stata da poco pulita e messa in ordine… Figuriamoci come doveva essere prima ricolma di “offerte”!!!
Ma chi era in vita Sitarane? Perché la tomba di uno che è soprannominato “il vampiro” è ancora così tanto visitata (e da quello che appresi dal custode, non solo dai locali, ma anche da numerosi turisti)?
Ad incuriosirmi ancor di più la scritta sulla lapide: “Aum Saint-Ange Sitarane Fontaine”.
LA STORIA DI SITARANE
Ecco quindi i risultati della mia ricerca postuma su Sitarane, dove ho cercato di filtrare soltanto le notizie più’ verosimili.
Simicoudza Simicourba: questo era il vero nome di Sitarane, un immigrato dal Mozambico alla Reunion alla fine del ‘800 con un contratto lavorativo di 3 anni; dopo questo termine se fosse rimasto sull’isola senza occupazione sarebbe stato considerato un clandestino. Evita di incappare nella giustizia falsificando i suoi dati prolungando così la sua permanenza, e, nel 1906, trova lavoro come “birocciaio” presso una ricca famiglia che lo considerava un grande e buon lavoratore.
Poi l’incontro (che cambia il tono di tutta la vicenda) con un creolo, tale Pierre Hélie Calandrin soprannominato Saint – Ange Gardian (Angelo Custode), un compositore di tisane (noi lo definiremmo “un erbario”) con fama di stregone.
Saint-Ange esercita una potente fascinazione negativa su Sitarane, tanto che da quel momento in poi la famiglia che lo ospita, che ben lo considerava in principio, inizia a trattarlo da sfaticato e ladro.
Dal 1863 La Reunion entra in una crisi economica profonda, che dura molti anni fino ai primi anni del ‘900 e chi ne risente maggiormente sono i figli degli schiavi, gli immigrati ed altre persone male integrate, dunque un periodo fertile per la nascita del banditismo.
LA BAND ROUGE
Santis-Ange assieme a Sitarane e ad un falegname di nome Emanuel Fontaine mette in piedi una banda che verrà conosciuta come la Band Rouge (la banda rossa) che inizia a perpetrare furti a partire dal 1908. La loro attività era facilitata dall’isolamento di molte abitazioni e la loro “firma” era davvero particolare: le vittime, infatti, si svegliavano alla mattina con un forte mal di testa, privati dell’argenteria e dei generi alimentari. Il fatto di non accorgersi di niente rendeva questi furti particolarmente inquietanti tanto da essere considerati “opera di stregoneria”.
In realtà Emanuel Fontaine, valido falegname, con un trapano da legno forava le pareti delle case e tramite una sorta di cerbottana faceva penetrare nella casa una polvere ricavata da una pianta presente sull’isola la Datura Brugmansia dal forte potere soporifero (al limite del mortale); certi della narcosi dei proprietari, i banditi forzavano la porta, entravano, rubavano, poi uscivano rimettendo a posto la serratura. Gli eventuali cani da guardia venivano addormentati con cibi soporiferi.
I malcapitati non si capacitavano dell’accaduto e con l’andar del tempo e il proseguir dei furti, erano ormai in molti a pensare si trattasse di opere di stregoneria.
In seguito alla banda si aggiungono altri elementi, tra cui anche alcune donne; ma aumenta anche la psicosi e il terrore nella popolazione.
Il 20 marzo 1909 accadde un episodio particolarmente macabro: la vittima, un certo Monsieur Dentell, in seguito al furto viene ucciso nel sonno e dal suo corpo viene prelevato del sangue.
UN RITUALE INQUIETANTE
Si saprà in seguito che con questo sangue di persona morta nella sofferenza, mescolato al sangue di capra nera e al miele ed altre erbe, Santi-Ange crea il cosiddetto “sciroppo dei morti”. Induce così Sitarane e gli altri della banda a ingerirlo, facendo loro credere che attraverso tale “intruglio” sarebbero divenuti immortali. L’influenza di Saint-Ange già pesante cresce ancor di più, tutti i componenti della banda ne sono succubi. Il loro bere sangue forse è alla base dell’appellativo di “vampiro”.
Proseguono gli omicidi, la psicosi galoppa. Sulla Band Rouge viene messa una taglia di 2500 franchi. A dicembre del 1909, finalmente, tutta la banda viene catturata!
I processi si svolgono dal 10 luglio 1910 al 13 dicembre 1910; in questo lasso di tempo i componenti della banda rischiano più volte il linciaggio da parte della popolazione.
Durante questo periodo c’è un cambiamento: l’attenzione e l’accanimento della gente contro Sitarane fa si che la banda di Saint-Ange diventi la banda di Sitarane.
I processi si concludono con questi verdetti: pena di morte per Sitarane, Emanuel Fontaine e Saint-Ange; lavori forzati permanenti per gli altri uomini della banda; assolte le donne. Poi altro colpo di scena, la pena di Saint – Ange viene commutata in lavori forzati perenni nella prigione della Cayenna nella Guyana Francese.
Sitarane e Emanuel vengono ghigliottinati il 20 giugno 1911 mentre Saint Pierre Calandrin morirà nel 1937.
LA FINE…?
Sitarane dunque viene condannato a morte; questo accanimento va collocato nel contesto del tempo e pare dovuto al fatto che mentre Calandrin era un creolo, quindi un figlio della Reunion, Sitarane era un’immigrato africano, quindi un’intruso, un diverso, un nemico.
DEMONIO E SANTO
La storia termina con un ultimo importante risvolto.
Sitarane prima di morire si fece battezzare, da questo momento la sua figura già famigerata e considerata quasi satanica, si ammanta di una patina di redenzione e spiritualità: Sitarane diventa (anche) una specie di santo tanto che sulla sua tomba (dove però pare non sia davvero sepolto) si reca ora tanta gente di diverse etnie e di diverse fedi per pregare e porgere offerte. Ma, attenzione, un santo fino a un certo punto! Infatti ho potuto constatare che molte di queste offerte sembrano essere rivolte a indurre il male verso qualcuno e non a cercare nel santo protezione e salute.
Sitarane è morto, ma la singolare commistione tra demonio e santità continua ad alimentare il suo mito che è concreto, reale e davvero diffuso tra la gente come ho potuto constatare con i miei occhi.
Rocco Penazzi
Le immagini sono dell’autore o tratte dal documentario “Sitarane le valet de Pique” di William Cally; il disegno è di Stefano Baiocchi.
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